Del.C. 28 luglio 1987, n. 335

Delibera del Consiglio Regionale

Direttive alle USL. sulle modalità organizzative relative all’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili.

Del.C. 28 luglio 1987, n. 335

Direttive alle USL. sulle modalità organizzative relative all’integrazione sociale e scolastica dei soggetti disabili.(BU 16 settembre 1987, n. 47)

Vista la situazione relativa agli inserimenti scolastici di taluni portatori di handicap per l’anno 1986 e cioè complessivamente in Toscana n. 431 frequentanti la scuola materna, n. 2.700 la scuola elementare e n. 2.669 la scuola media inferiore; e che altresì tali dati statistici risultano essere parziali non comprendendo quelli riferiti alla scuola media superiore, università scuole di preformazione e formazione lavorativa, né quelli dell’età prescolare;
Visto l’elaborato prodotto dal gruppo di lavoro costituito con decisione di Giunta n. 347 del 29 aprile 1985;
Visti i supporti legislativi e normativi in essere emanati dalla Regione Toscana e dallo Stato e cioè il Piano Sanitario Regionale 1984-1986 e il Piano Regionale dei Servizi Sociali, il Piano Regionale sul diritto allo studio 1983-1986, la legge n. 517/1977 (Attuazione del diritto allo studio degli alunni portatori di handicap), la circolare ministeriale (Pubblica Istruzione) n. 258/83 (Indicazioni di linee di intesa tra scuola, enti locali e USL. in materia di integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap), il D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104 (nuovi programmi didattici per la scuola elementare), la circolare ministeriale (Pubblica Istruzione) n. 250/1985 (Azione di sostegno a favore degli alunni portatori di handicap) dai quali si evince la volontà di affrontare il problema relativo all’integrazione dell’handicappato in modo complessivo e globale e la indispensabilità di razionalizzare e di integrare servizi appartenenti ad enti diversi;
Premesso:
Premesso che si è reso necessario assumere una iniziativa da parte della Giunta Regionale sui molteplici e complessi aspetti del problema, iniziativa tesa ad organizzare e sistematizzare l’intero settore;
Considerato che, per realizzare un efficace inserimento del soggetto portatore di handicap nelle strutture “normali” e raggiungere il più alto livello possibile di integrazione, è necessario procedere (nel momento dell’insorgenza dell’handicap) oltre che alla formulazione di una diagnosi sanitaria a quella di una diagnosi funzionale necessaria per la costruzione di un progetto abilitativo-riabilitativo globale, che, in itinere, comprenderà e attiverà vari piani concernenti le differenti fasi della vita (diagnosi funzionale, richiesta espressamente dal D.P.R. n. 104 che recita: “Il processo di integrazione di alunni portatori di handicap, soprattutto se gravi, esige non tanto una certificazione medica, quanto la possibilità per la scuola di affrontare il processo educativo didattico, sulla base di una diagnosi funzionale predisposta da servizi specialistici”);
Rilevato che tra tali piani assume particolare importanza il piano educativo individualizzato (C.M. n. 258/1983 dove si recita “in presenza di alunni handicappati gravi… il coinvolgimento degli operatori del territorio – enti locali e USL. – garantisce alla scuola, oltre alle necessarie competenze specialistiche, anche opportuni interventi assistenziali e terapeutico-riabilitativi che, se adeguatamente raccordati con l’attività scolastica, rappresentano un indispensabile sostegno all’attuazione del “piano educativo individualizzato¦”) e D.P.R. n. 104 che recita: “… prevedere la costruzione e la realizzazione di percorsi individuali di apprendimento scolastico”, piano educativo individualizzato che consente di superare nella struttura scolastica la semplice “socializzazione in presenza” per raggiungere obiettivi e traguardi di socializzazione e di apprendimento (D.P.R. n. 104 che recita “in ogni caso, l’obiettivo dell’apprendimento non può mai essere disatteso e tanto meno sostituito da una semplice socializzazione in presenza” perché il processo di socializzazione è in larga misura una questione di apprendimento, e perché la mancanza di corretti interventi di promozione dello sviluppo potrebbe produrre ulteriori forme di emarginazione”);
Rilevato che è sulla base di risultati raggiunti su persone con disabilità gravi, ma per le quali si sono verificate condizioni di vita complessive adeguate (sollecitazioni relazionali, ausili mirati, supporti i più vari) che si è trasformato il concetto di gravità iniziale;
Rilevato che a partire da quanti esprimono un più elevato bisogno di sostegno comporta l’abbandono di criteri, di comportamenti e di misure standardizzate e l’attivazione di un lavoro personalizzato che tiene conto dei punti di partenza, delle risorse del soggetto palesi o latenti e di quelle che l’ambiente può mettere a disposizione senza presumere di predefinirne un percorso o un approdo astrattamente uniforme;
Ritenuto che l’assetto organizzativo di risposta ai suaccennati problemi debba trovare una giusta collocazione nel nuovo Piano Sanitario Regionale, in attesa dell’aggiornamento consueto del Piano stesso, si rende necessario che fin dal corrente anno si attivino, nel territorio, modalità organizzative nell’ambito dei Comuni e delle USL. e tra questi e la Scuola, tali da consentire le attività inerenti l’handicap nel loro complesso e con particolare riguardo all’integrazione scolastica;
DELIBERA
1) di invitare i comitati di gestione delle USL. ad assumere atti deliberativi con i quali affidare al dipartimento competente e tramite la costituzione di un Gruppo Operativo Interdisciplinare Funzionale stabile al cui interno siano rappresentate le competenze professionali di Neuropsichiatria infantile, Psicologia, Pedagogia, Rieducazione funzionale, Assistenza sociale, Medicina e pediatria di base, il compito di:
a) programmare ed elaborare complessivamente la politica degli interventi abilitativo/riabilitativi sull’handicap;
b) predisporre progetti di aggiornamento del personale in collaborazione con l’U.O. preposta;
c) predisporre strumenti per la rilevazione del fenomeno e coordinare la raccolta dati;
d) predisporre protocolli di intesa con la scuola ed i Comuni;
e) coordinare le attività di settore del livello distrettuale e zonale;
f) programmare con gli operatori distrettuali (del distretto ove il minore risiede) e zonale in proiezione distrettuale, gli interventi individuali e globali;
g) verificare l’efficacia dell’intervento.
Ove i dipartimenti non siano ancora costituiti si dovrà provvedere comunque alla nomina di un Gruppo Operativo Interdisciplinare Funzionale stabile con le stesse professionalità di cui sopra.
Con lo stesso atto deliberativo il comitato di gestione delle USL. nomina il responsabile del programma che risponderà funzionalmente al coordinatore del Dipartimento o, in carenza, al coordinatore sanitario o sociale; nonché stabilisce gli orari degli operatori da dedicare alle attività sopra descritte e l’assegnazione di un operatore a tempo parziale avente compiti organizzativi; i membri del gruppo e il suo responsabile dovranno essere individuati tra gli operatori del ruolo sanitario o sociale che abbiano sviluppato la loro competenza e professionalità nel settore dell’handicap e nello stesso operanti a livello distrettuale e/o zonale;
2) d’invitare i comitati di gestione delle USL. laddove la realtà lo consenta, ad istituire anche con finalità sperimentali, e con atti propri deliberativi, un laboratorio zonale con compiti di:
a) individuazione e definizione di tecniche, predisposizione-costruzione di strumenti, di ausili personalizzati, di unità didattiche adattate (sulla base dei bisogni legati alle differenti disabilità) ed emergenti dalle indicazioni del piano educativo individualizzato, precedentemente elaborato e concordato nelle sedi scolastiche;
b) partecipazione all’elaborazione dei programmi del Gruppo Operativo Interdisciplinare Funzionale e degli operatori distrettuali e scolastici interessati;
c) promozione della ricerca, predisposizione della documentazione utile a favorire la socializzazione delle tecniche individuate e adottate e delle esperienze tra le varie USL., secondo modalità che saranno successivamente indicate.
Con il medesimo atto deliberativo il comitato di gestione delle USL.:
a) individua gli operatori da impegnare stabilmente nel laboratorio ed un responsabile con compiti di coordinamento e organizzazione, da ricercarsi nel ruolo sanitario e sociale del Comune e della USL tra quelli che abbiano sviluppato la loro professionalità e competenza nell’ambito del ripristino di possibili capacità apprenditive dell’handicappato;
b) approva il programma di attività e mette a disposizione le risorse necessarie per il suo svolgimento.

(Testo tratto dalla raccolta normativa della Regione Toscana, sito internet www.consiglio.regione.toscana.it )

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